mercoledì 21 dicembre 2016

Maratea mondo sommerso , 1° parte

Cernia bruna, Maratea (PZ)
Ciao a tutti, era da molto tempo che volevo pubblicare qualche video che avesse come argomento le mie riprese subacquee sui fondali di Maratea. Finalmente dopo aver ripreso tanto sono riuscito a pubblicare qualcosa. Non è un vero e proprio video, piuttosto la definirei una clip , o se volete una anticipazione dei video che seguiranno. Lo scopo di queste mie riprese è quello di dimostrare quante meraviglie sommerse si trovano a pochi passi dalle spiagge super affollate che siamo abituati a vedere d'estate e quindi incuriosire tutti coloro che hanno interesse a preservare ed ammirare tali meraviglie senza interferire in alcun modo con la loro sopravvivenza. Queste che mi mostrerò nel video sono riprese effettuate con una gopro che non ha in alcun modo creato danno alla fauna marina, che al contrario sembrava piuttosto interessata al riflesso delle videocamera stessa (come testimonia la cernia che passava a pochi cm dall'obiettivo). Vi lascio quindi al video, buona visione a tutti, a presto ....

mercoledì 9 marzo 2016

Museo storico Alfa Romeo 4° parte

Ciao a tutti, in questo nuovo post legato al Museo Alfa Romeo, vorrei parlarvi di qualche vettura particolare e maggiormente significativa. L'ultima vettura descritta è stata la 164, che seppur non recentissima è comunque piuttosto vicina ai giorni nostri. Non parlerò quindi, almeno per ora di vetture come la 166, o la 147 che seppur importanti per la storia del marchio sono alla portata di tutti e molto comuni per parlarne in dettaglio. Tra l'altro auto come la 147 non erano neanche presenti al Museo e quindi mi limiterò a parlare delle vetture presenti come ho fatto fino a questo momento.


1900 C52 DISCO VOLANTE



Nel 1952 Gioacchino Colombo progettò una delle vetture più particolari mai create: la "Disco Volante". La base di partenza è la 1900 Sprint anche se numerose sono le modifiche, che spaziano dal telaio tubolare al motore 1997 bialbero completamente riprogettato. Tutta la carrozzeria verrà realizzata da Touring, che dona alla vettura una forma schiacciata e rotondeggiante al fine di migliorare l'aerodinamica in qualsiasi condizione d'utilizzo. Quindi parte della progettazione vede il suo sviluppo nella galleria del vento, che conferma le sensazioni positive che gli ingegneri. Ma non tutto rappresenta un vantaggio: la stessa carrozzeria infatti , così curata aerodinamicamente, sporgeva lateralmente oltre il limite del passaruota, aumentando notevolmente la larghezza della vettura. Così nel giro di un anno la carrozzeria venne rivista e nacque la Disco Volante "fianchi stretti". Nascerà anche una versione spider, tra questi esemplari due montavano il 6 cilindri da 230cv progettato da Busso, che aumentava il peso da 735 a 760 kg ma che migliorò notevolmente anche le prestazioni. I cavalli passano dai 158 originali a 230, e la velocità massima da 220 km/h a 240 km/h.


2000 SPORTIVA

La 2000 Sportiva si fa vedere per la prima volta nel 1954 e nasce come una coupè dalle prestazioni brillanti, utilizzabile anche nelle corse e di stretta derivazione dalla 1900. Dal 1954 al 1956 si parla di accantonare il progetto per i costi eccessivi, e al Salone di Torino fa la sua ultima apparizione. Il motore è il classico 1997 con 138cv che spingevano la Sportiva a 220 km/h anche grazie al peso contenuto di circa 900 kg.  Tutti e quattro gli esemplari sono carrozzati Bertone, divisi in 2 spider e due coupè. L'idea di legare il suo nome alle corse e nello specifico ai gentlemen driver non ebbe successo.














GIULIA SPRINT GTA

Per ottenere l'omologazione alla categoria Turismo Gruppo 2 l'Alfa aveva bisogno di produrre almeno 500 esemplari della vettura stradale dalla quale deriverà quella da corsa. Nasce così la Giulia Sprint GTA dove A sta per alleggerita ed il processo coinvolge la sostituzione della carrozzeria in acciaio in una in Peraluman 25, cerchi in magnesio, ed eliminazione di superfici antirombo che fanno scendere il peso da 950 kg a circa 740 kg. Viene modificato anche il bialbero 1570 che adotta adesso delle candele di maggiore dimensione posizionate sui lati esterni del motore. La potenza raggiunge quindi i 115cv e la velocità massima sale oltre i 185 km/h. L'elaborazione per le corse porterà la potenza ad uno step successivo. L'Autodelta infatti farà crescere la potenza a 170cv, assicurando un grande successo in tutte le competizione alle quali la GTA parteciperà.  Le caratteristiche della GTA da corsa non comprendono solo modifiche al motore ma anche una ulteriore riduzione di perso legata alla riduzione del paraurti, sostituiti dalle prese d'aria dinamiche.


CARABO
La Carabo vide luce dal telaio della 33 stradale, era una dream car da esposizione a tutti gli effetti. Disegnata da Gandini (Bertone), aveva porte ad apertura verticale, vetri con un particolare effetto a specchio e ed una linea cuneo che di li a poco avrebbe ispirato molti produttori di vetture sportive. La Carabo infatti fu una delle progenitrici della stupenda Lamborghini Countach. Il motore era un 1995 da 230cv V8 che spingeva la vettura ad appena 185 km/h.














33 STRADALE
Nel 1967 l'Alfa Romeo produsse uno dei modelli più belli e performanti di sempre: la 33 Stradale. Inizialmente la produzione prevedeva 50 esemplari (quindi una serie ultra limitata) ma alla fine furono prodotti solo 18 telai ed altrettante vetture. L'idea era quella di creare una vettura di serie identica o quasi alle versioni da competizione, e l'Alfa ci riuscì. Il design porta la firma di Franco Scaglione e del designer Marazzi costretti a seguire passo dopo passo la produzione a mano per scarsa preparazione della manodopera. Il passo del telaio della 33 Sport viene allungato di 10 cm, rinforzato e adattato alle dotazioni stradali. Anche il poderoso V8 venne lievemente depotenziato per renderlo più docile e gestibile su strada. La potenza raggiungeva comunque i 230 cv sufficienti per spingere i 700kg della 33 a 260 km/h. Venne prodotta dall'Autodelta, che prometteva la consegna della vettura dopo un mese dalla prenotazione al prezzo di 9.500.000 , prezzo elevatissimo all'epoca per una vettura. Solo 12 dei 18 esemplari vengono venduti a privati, i restanti 6 verranno utilizzati per le dream cars di Bertone, Pininfarina, ed Italdesign.















domenica 6 marzo 2016

Museo storico Alfa Romeo 3° parte.

ALFASUD



Nel 1967 l'Alfa Romeo pensò di costruire una vettura completamente nuova in un edificio appositamente creato, ovvero lo stabilimento di Pomigliano D'Arco. I requisiti principali erano quelli di creare un'automobile piccola ed economica senza rinunciare all'abitabilità ma soprattutto ai tipici stilemi Alfa Romeo. Bisognava quindi creare una vettura con prestazioni e stile all'altezza del marchio e il compito venne affidato a Domenico Chirico. Sotto il cofano venne installato un 4 cilindri boxer da 63 cv, che essendo poco ingombrante poteva tenere bassa la linea a favore dell'aerodinamica. Sospensioni e freni erano in linea con lo stile e la tipologia della vettura, montava infatti 4 freni a disco, sospensioni anteriori McPherson, e ponte rigido al posteriore.  Anche dal punto di vista estetico gli ingegneri Alfa si affidano inizialmente alla Sirp e poi all'Italdesign che sforna una fastback, che si rivela sportiva e giovanile senza sacrificare il confort interno. Entrò in produzione nel 1971 con il 4 cilindri da 63 cavalli che spingeva la vettura a 152 km/h. Subì quasi subito dei miglioramenti, tant'è che nel 1974 vengono creati due nuovi allestimenti e una versione Giardinetta. Nel 1975 invece venne montato un cambio completamente nuovo a 5 rapporti. Alla nascita venne afflitta da molti problemi strutturali, tra cui la corrosione legata ad alcuni processi produttivi errati. I problemi vennero risolti in fretta, ma l'immagine della vettura ne uscì completamente compromessa, anche se i test dell'epoca dimostrano che era più veloce, parca e confortevole rispetto alla concorrenza.  Nel 1973 al modello standard si affianca l'edizione TI, distinguibile a prima vista per la carrozzeria a sole 2 porte. Un'altra differenza riguardava i cerchi in lega e l'adozione di molti optional gratuiti che prima non erano inseriti nell'allestimento base. Anche il motore si rinnova e grazie ad un nuovo carburatore a doppio corpo si raggiungono 68cv e 161 km/h di velocità massima. Nel 1977 la TI acquista un nuovo propulsore 1.3 da 76 cv che la spinge fino a 169 km/h. Nel 1976 alla gamma si aggiunge una versione Sprint, esteticamente più aggressiva e molto simile nello stile alla famosa Alfetta GT. Il propulsore è il nuovo 1.3 , che nel 1978 lascia il posto ad un 1351cc da circa 79cv decisamente più potente ma anche ad un nuovo 1.5 da 84cv e 170 km/h di velocità massima. La novità più importante riguarda però il trattamento Zincrometal che risolse definitivamente i problemi di corrosione.  Nel 1976 venne anche inaugurato uno specifico campionato , il Trofeo Alfasud, che promuoveva l'immagine sportiva del marchio e del modello. Inizialmente le gare si disputavano solo in Italia ed Austria con numerose Alfasud 1,3 TI , con motore 1.3 portato a quota 126cv (grazie ad una specifica alimentazione), e assetto ad hoc per le piste, ma poi il trofeo venne esteso anche in Francia e Germania. La totale produzione di Alfasud conta 121.434 esemplari.

ALFETTA

Nel 1972 Grignano venne presentato il nuovo lavoro di Satta e Busso, l'Alfetta, che segna una svolta dal punto di vista meccanico per l'adozione della disposizione transaxale, ovvero motore anteriore, ma componenti della trasmissione al posteriore. Al posteriore venne usato un particolare ponte di De Dion che insieme al bilanciamento dei pesi ottimale consentiva all'Alfetta di avere una tenuta perfetta senza rinunce al confort. Anche il motore contribuisce al piacere di guida. Il 1779 infatti da 122cv porta la vettura a 180 km/h. Gli interni seppur moderni subiranno un miglioramento due anni dopo insieme alla potenza ridotta del motore e alle dimensioni dello scudetto maggiorate. L'Alfetta diventa un riferimento nella categoria, venne utilizzata anche dalle Forze dell'Ordine e fino al 1994 rimase in produzione. Ne vennero creati diversi esemplari tra cui la 1.6, la 2.0, la GT, la GTV, e la Gr.2 con telaio rivisto e potenza portata a 255-260cv.


75


Per celebrare i 75 anni del marchio e per creare una degna erede della Giulietta, nel 1985 nasce l' Alfa Romeo 75, ricordata per essere l'ultima Alfa a trazione posteriore fino al 2016 (Giulia vi dice nulla?). Il Centro Stile Alfa Romeo diretto da Ermanno Cressoni disegna da zero la carrozzeria della vettura, caratterizzata dalla linea a cuneo ed il profilo basso sottolineato dal fascione nero lungo la carrozzeria. Il cx (0,38) non è dei migliori , ma il frontale molto basso e pronunciato verso l'asfalto contribuisce a non penalizzare le prestazioni. La base meccanica di partenza è sempre il transaxale dell' Alfetta, mentre al lancio sono disponibili il 1.6 110cv, il 1.8 120cv, il 2.0 128cv e il 2.0 turbodiesel da 95cv. Ma il fiore all'occhiello degli ingegneri Alfa è il 2.5i V6 da 156cv e 205km/h  che equipaggerà la Quadrifoglio Verde. Oltre ai miglioramenti meccanici ed estetici, la QV necessiterà anche di una modifica al cofano, allargato e alzato per ospitare il possente 6 cilindri. Con questo modello l'Alfa inizia un minuzioso controllo qualità per non commettere gli errori che avevano affetto alcune vetture negli anni precedenti. Introdotto anche uno dei primi trip computer con dettagliate informazioni su consumo istantaneo e medio, velocità media, orologio, cronometro , autonomia e termometro. Verranno nel corso degli anni prodotte numerose versioni come la 75 turbo, la Turbo Evoluzione, la Gr.A, la 3.0i V6 America, la 2.0i Twin Spark, ed una 75 sw che però non entrò mai in produzione. Prestazione, vastità di modelli in gamma, cura al dettaglio e piacere di guida ne decretarono l'enorme successo.

164


Per tutti gli alfisti e gli appassionati del marchio in generale questo periodo dell'Alfa Romeo non è sicuramente il più roseo. Se da punto di vista economico la cessione alla Fiat rappresentava un'enorme opportunità, dal punto di vista meccanico ed emozionale era un grande passo indietro. Alfa Romeo infatti rinunciò ad uno dei suoi segni più distintivi : la trazione posteriore. Nel 1987 viene presentata a Francoforte la 164, con trazione anteriore e pianale sviluppato con Lancia, Saab e Fiat. Thema, Croma e 9000 condividono infatti il pianale con la 164 anche se quest'ultima ha notevoli differenze estetiche e meccaniche che la distinguono dalle altre, merito anche di Pininfarina. L'idea di creare un'ammiraglia girava nei corridoi Alfa fin dal 1940, ora finalmente questa idea prendeva vita, e Alfa non si fece cogliere impreparata in quanto numerosi erano i prototipi perfettamente funzionanti. Le differenze con le "sorelle" si fanno notare dal punto di vista meccanico per il raffinato McPherson anteriore (cx 0,30 molto basso) e per le sospensioni posteriori a bracci trasversali. I propulsori principali sono : il 2.0i Twin Spark, il 3.0 V6, ed il 2.5 turbodiesel di produzione completamente italiana (VM di Cento). I motori benzina derivavano dalla 75 e potevano contare su 145 cv (210 km/h) e 188cv (230 km/h), l'unità turbodiesel si fermava a 114 cv e 195 km/h. Il design è sicuramente uno dei motivi di maggiore successo, in quanto la linea sportiva ed elegante allo stesso tempo accontenta un pò tutti, anche i più perplessi. Il tutto senza dimenticare le ragguardevoli prestazioni decisamente migliori delle dirette concorrenti. Il modello 3.0i V6 che equipaggiava la Quadrifoglio Verde era quanto di più potente ed elastico esistesse in circolazione, copriva lo 0-100 in appena 7'7 secondi, e raggiungeva i 230 km/h.   Tra i difetti più evidenti però si ricordano delle brusche reazioni di coppia sul volante che rendevano la macchina in accelerazione particolarmente ruvida. Nel 1990 il V6 subisce un'ulteriore evoluzione. Venne infatti portato a 197cv e 237 km/h di velocità massima, ma questa volta anche la tenuta venne migliorata con raffinate sospensioni a regolazione elettronica. Oltre alle versioni già citate fece scalpore il modello realizzato per il campionato Pro Car, la 164 Pro car, simile in tutto e per tutto alla 164 normale ma con un motore V10 (derivato dalla Formula 1) e un telaio Brabham assemblato con una struttura di alluminio e carbonio. Il resto della vettura si divide in due gusci, uno per il cofano anteriore ed uno la parte posteriore (portiere posteriori incluse). A Balocco con al volante il collaudatore Giorgio Francia copre il chilometro in 17'5 secondi, con velocità massima di 340 km/h. Il 9 Settembre a Monza Riccardo Patrese in un giro dimostrativo tocco i 330 km/h. Nonostante l'ottima pubblicità il campionato fu un insuccesso per mancanza di iscritti. Dopo molti modelli e nuovi motori nel 1993 arrivò anche una 164 Q4 cioè a trazione integrale con il 3.0i V6 della QV portato a 232cv.  0-100 coperto in meno di 7 secondi e velocità massima superiore ai 240 km/h. Confort e prestazioni erano d'eccellenza, ma il prezzo proibitivo, con un listino a dir poco stratosferico, circa 82 milioni di lire.






sabato 5 marzo 2016

Museo Storico Alfa Romeo. 2^ parte

Ciao a tutti dopo aver parlato della prima parte è il momento di aggiungere la seconda. Se fino a questo momento le vetture descritte risultano lontane dal nostro presente (e anche dalla nostra moderna concezione di automobili) ora ci avviciniamo a vetture che hanno fatto la storia del marchio anche per i più "giovani". Buona lettura..

GIULIETTA

Dopo la presentazione della versione Sprint (ovvero la coupè del 1954), nel 1955 finalmente vede la luce la Giulietta berlina, definita da tutti la "fidanzata d'Italia". La sua produzione non fu semplice, non poche furono le difficoltà che gli addetti ai lavori dovettero affrontare, ma al momento della presentazione al Salone di Torino del 1955 dubbi e preoccupazioni passarono definitivamente in secondo piano. Le varie versioni raggiunsero i 177513 esemplari. L'impostazione meccanica estremamente simile alla 1900 con il quattro cilindri bialbero e il raffinato sistema sospensioni le garantiscono ottime prestazioni, introducendo nella sua categoria di vetture delle prestazioni fino ad allora sconosciute. I 53 cv del 1290cc raggiungono quota 62cv nel 1961, il che si traduce in un ulteriore incremento delle prestazioni. La versione TI, che identificava la versione più potente, prese parte con successo a numerose gare in salita e rally. Si distingueva dagli altri esemplari per le modifiche estetiche e i miglioramenti al motore. Dopo alcuni restyling (il più importante nel 1961) usci di scena nel 1963. Curiosità del nome Giulietta : la "leggenda " narra che durante il Salone di Parigi del 1950 (anno della presentazione della 1900) una delegazione di 8 dirigenti Alfa Romeo si riunì in un noto locale parigino, assistendo loro "malgrado" all'esibizione poetica ma soprattutto scherzosa di un poeta burlesco russo, che indirizzo nei loro confronti la frase : "vedo otto Romeo, ma neanche una Giulietta". Anni dopo, quando si ritrovarono a scegliere il nome per la nuova vettura, si ricordarono di quell'episodio e decisero di chiamare Giulietta la futura Alfa.




2600 SPRINT
Nel 1962 la matita di Giorgio Giugiaro sforna la 2600 Sprint, che anticipa il futuro design del marchio. Il motore è il classico 6 cilindri utilizzato anche negli anni precedenti, ma con tre carburatori a doppio corpo ed una potenza di 145 cv. Inizialmente il modello prevedeva un cambio a 5 marce e i freni solo all'anteriore, ma successivamente vennero montati su tutte e quattro le ruote. Le dimensioni generose lascerebbero pensare ad una vettura piuttosto impacciata ma in realtà l'esperienza maturata dall'Alfa Romeo nelle corse le aveva permesso di creare una vettura con un'ottima messa a punto. Purtroppo però proprio le dimensioni ne impedirono il successo nelle competizioni, in quanto la vettura era più votata al granturismo che alla prestazione in se per se. Grande però fu il successo che riscosse come "pantera" delle Forze dell'Ordine, grazie alle brillanti prestazione e all'abitacolo comodo e spazioso.






GIULIA

Nel 1962 con il compito di sostituire l'ormai datata Giulietta, venne presentata la Giulia. Dal punto di vista meccanico si rivelò subito all'avanguardia con un 4 cilindri di stampo aeronautico (1570), le sospensioni molto sportive con lo schema a quadrilateri sovrapposti, e un impianto frenante che vede inizialmente dei tamburi in alluminio e successivamente 4 freni a disco. Anche dal punto di vista estetico al Giulia si rivelava molto sportiva, accattivante ma anche efficiente. La sua progettazione infatti faceva spesso "visita" alla galleria del vento, al fine di ottenere un cx particolarmente basso, intorno ai 0,34. Raggiungeva una velocità non lontana dai 180 km/h risultando così la più veloce della sua categoria. Molte furono le versioni che videro la luce nel corso degli anni, la 1300, la 1600, la GTA Scalino, la Super e Nuova Super, senza dimenticare le immancabili versioni delle Forze dell'ordine, presenti anche in numerose pellicole dell'epoca.








MONTREAL




Presentata per la prima volta all'Expo Canada, la Montreal riscuote immediatamente un grande successo nel pubblico e nella critica a tal punto da spingere l'Alfa Romeo a produrre subito la vettura disegnata da Bertone. Inizialmente l'intenzione degli ingegneri era quella di dotare ma Montreal di un motore quattro cilindri bialbero, ma fin da subito decidono per incompatibilità di orientarsi verso un più potente e performante V8 da 2593cc e 200cv, dotato di una raffinatissima iniezione meccanica, motore che si rivelerà molto elastico e straordinariamente piacevole da guidare in ogni condizione. Il telaio ricalca fedelmente quello della Giulia con mirate accortezze che ne rendono l'assetto più rigido, e i freni più potenti. Un altro problema però si frappose tra la messa in commercio e la presentazione in quanto non era disponibile in casa nessun cambio che si sposasse pienamente con lo spirito e le prestazioni della vettura. Il problema venne risolto montando un cambio ZF a 5 rapporti, robusto e performante. La linea esterna era impreziosita notevolmente dal rigonfiamento sul cofano che simulava una presa d'aria, e dalle originalissime palpebre sui fari anteriori, che grazie ad un meccanismo pneumatico possono ritrarsi a richiesta. Qualche anno dopo la commercializzazione (1970) ovvero nel 1972, l'anteriore venne impreziosito da uno spoiler con funzione sia estetica che dinamica.Nonostante le ottime prestazioni confermate dai 220 km/h di velocità massima, la Montreal non ebbe una grande carriera nella corse. Ne furono prodotti circa 3925 esemplari, ancora oggi rimane una delle Alfa più belle di tutti i tempi e vi assicuro che dal vivo è a dir poco mozzafiato.


A presto per la terza parte :).....















giovedì 3 marzo 2016

Museo Storico Alfa Romeo, un viaggio nel passato e nel presente.

29 Febbraio, ore 12:00. Solitamente non porto particolare attenzione verso le date o gli orari, ma questa volta complice anche l'anno bisestile, non posso fare a meno di ricordare. Oggi, dopo averci rinunciato un'infinità di volte, finalmente visiterò il Museo Storico Alfa Romeo. Fuori piove, e come spesso accade ultimamente, il grigio non ne vuole sapere di cedere il posto ad un po' di azzurro. Sono ancora nel traffico, ma mai come questa volta ne pioggia ne traffico possono intaccare il mio umore. I tergicristalli oscillano veloci, ma non a tal punto da tenere il ritmo dei miei pensieri. Pregusto già quante meraviglie su quattro ruote avrò modo di vedere oggi, ma non potevo di certo immaginare che a prescindere dalla loro bellezza, qualcos'altro avrebbe attirato la mia attenzione come mai era successo prima. Per ogni vero appassionato di automobili l'atmosfera che si respira qui dentro è un qualcosa alla quale non ci si abitua mai. Ha tutto un fascino diverso da quello che la vettura in se per se suscita in chi la osserva o la guida quotidianamente. Sarò esagerato, ma per me, già l'ingresso è qualcosa di esaltante. Prima ancora di fare il biglietto infatti, ad accogliermi c'è una splendida 4c spider di colore bianco, che in tutta la sua sportività si "pavoneggia" rotando sulla sua piattaforma. Parlerò di lei più tardi. In questo post infatti vorrei in parte riassumere la storia delle vetture presenti al Museo. Naturalmente sarebbe difficile parlare di tutte nello specifico, quindi ho selezionato quelle che secondo me sono le più rappresentative del mondo Alfa Romeo dal 1910 ad oggi. Ma prima di iniziare vi allego il link del video postato su YouTube, così, contemporaneamente alla lettura, se volete, potete in prima persona fare un tour all'interno del Museo così come ho fatto io. Dal punto di vista strutturale ed organizzativo il museo è fantastico, s'intraprende un viaggio cronologico dagli albori del marchio e si conclude nel presente visitando lo showroom. Il tutto snodato su diversi piani, che a seconda del contesto si dimostrano interessanti e variegati, con precisi richiami al presente e al passato, e descrizioni accurate per ogni modello. Non manca inoltre un alto tasso di tecnologia, dal cinema 4D, all'esperienza virtuale con l'Oculus Rift che ci proietta sul sedile passeggero di una 4c spider guidata in pista a Balocco. Ma veniamo alle autovetture.

ALFA ROMEO 24 HP



La prima dell'esposizione è anche la prima nata del marchio del biscione. All'epoca l'Alfa Romeo si chiamava Anonima Lombarda Fabbrica Automobili, e la prima vettura del piccolo gruppo milanese fu proprio la 24HP, presentata il 1° Gennaio 1910. In un momento storico in cui molte della auto presenti erano quasi delle carrozze a motore, l'Alfa aveva creato una delle vetture con un sistema di trasmissione estremamente raffinato, con cambio a quattro marce più retromarcia collegato alle ruote tramite un particolare albero di trasmissione. Fu progettata da Ugo Stella e Giuseppe Merosi, e fu la prima vettura con il marchio ALFA su radiatore. Ne vennero costruiti più o meno 200 esemplari fino al 1913, alcuni dei quali destinati all'esercito italiano (1° Guerra Mondiale), quando Nicola Romeo decise di sospendere la produzione e destinare gli impianti ad altri scopi. Dal punto di vista meccanico la 24 Hp aveva un motore in ghisa da 4084 cc, 42 cv e raggiungeva i 100km/h di velocità massima. La versione "Corsa" ( aperta e con solo due posti) era notevolmente alleggerita, circa 865kg invece dei quasi 1000 kg della versione standard. Ha partecipato a numerose competizioni, la più rappresentativa fu la Targa Florio 6° edizione del 1911 che non vide nessuna delle due Alfa sul podio ( Franchini - Ronzoni) , ma verrà ricordata per il miglior tempo sul giro fatto segnare dal pilota Franchini con al suo fianco come meccanico Campari.

ALFA ROMEO 15 HP

Contemporaneamente alla commercializzazione della 24HP, dalla mano di Morosi, nacque la sua sorella minore, la 15HP, in commercio dal 1911 al 1915 in tre serie differenti. Rispetto alla sorella maggiore il telaio venne alleggerito e accorciato, al fine di creare un modello differente da inserire in una gamma composta da due sole vetture. Meccanicamente sono molte le differenze. Il motore ha una cilindrata di 2413cc, circa la metà di quello della 24HP,  e la trasmissione con solo 3 marce e una frizione a cono. Il modello nacque inizialmente con il nome di 12 HP (22 cv), nel 1912 venne rinominata 15HP con 25 cv , cambio a 4 marce, frizione multidisco, e freno sulla trasmissione. Nel 1915 vide la luce la versione definitiva, la 15-20 HP con circa 28cv, frizione a disco singolo, carreggiate allargate ed una velocità massima di 100 km/h. Vennero prodotte circa 330 vetture, al prezzo di 9500 lire.

ALFA ROMEO 6C 1750 GRAN SPORT
Prodotta dal 1930 al 1931 (ma in soli 6 esemplari), è la sostituta della 6C Super Sport , dalla quale differisce in quanto adotta un nuovo compressore e un carburatore a doppio corpo. La potenza viene portata da 85cv a 102cv, con un notevole incremento delle prestazioni che raggiungono adesso i 170km/h.  Fa il suo debutto ufficiale alla Mille Miglia del 1930, dove sbaraglia la concorrenza piazzandosi ai primi quattro posti con le quattro vetture affidate a Nuvolari, Varzi, Campari e Ghersi.             Questa edizione della Mille Miglia è ricordata dagli appassionati per il sorpasso a fari spenti di Nuvolari a Varzi, poi smentito dal copilota di Nuvolari. Sta di fatto che ancora una volta Alfa Romeo conferma la sua superiorità nelle competizioni, cosa che farà della 6C 1750 GS una vera icona. Il sei cilindri 1750 disegnato da Jano rimarrà impresso nel cuore degli alfisti, e recentemente è stata riproposta la stessa cilindrata per i motori più performanti montati su Giulietta Quadrifoglio Verde (da pochi giorni rinominata Veloce) e su 4C.










6C 2300 B

La 6c 2300B nacque nel 1935 grazie a Vittorio Jano, e rispecchia il periodo storico italiano fatto di povertà dovuta alle sanzioni imposte dopo la guerra in Etiopia, essendo sobria ed economica se paragonata alla serie precedente. Fu costruita in collaborazione con la Carrozzeria Castagna, che le ha donato un design esterno particolarmente accattivante. Sospensioni indipendenti,  anteriori con bracci trasversali e  posteriori a ponte pendolare ,ammortizzatori idraulici e sistema frenante con sistema idraulico ne fanno una delle vettura più innovative dell'epoca. Nelle diverse versioni la potenza è passata da 68 cv a circa 95 cv. Nonostante tutte le buone premesse, non ebbe mai un grande successo, ma fortunatamente Alfa Romeo ricevette un grande aiuto dal Governo italiano , che ne acquistò un consistente lotto come vettura di rappresentanza.

6C 2500 FRECCIA D'ORO


Lo stabilimento Alfa riprende faticosamente la produzione dopo i bombardamenti che lo avevano parzialmente distrutto, così nel 1947 nacque la 6C 2500  , che eredita molti dei componenti della 6c del 1939. Entrambe molto simili, si differenziano per la calandra a trilobo, e lo scudetto leggermente ridisegnato, con una forma più sottile. Ne fa una versione Cabriolet ed una berlina anche Pininfarina, e nel 1947 nasce la definitiva Freccia d'oro derivata dalla Sport. La potenza raggiunge 90 cv nel 1947 (155 km/h) e 93 cv nel 1949 con molte migliorie estetiche. Lo scudetto diventerà l'indiscusso simbolo distintivo del marchio. Ne furono prodotte circa 680 esemplari fino al 1949.


















1900

La 1900 è considerata la vera pietra miliare del marchio milanese, è la prima vera produzione di massa, che non dimentica l'identità sportiva dell'Alfa Romeo. Scocca autoportante e motore quattro cilindri bialbero ne fanno fin dalla sua progettazione nel 1948 una vettura anticonformista, tant'è che inizialmente si guadagnò le critiche del pubblico per aver abbandonato i sei cilindri. Le prestazioni sono di rilievo per una berlina, con 90cv scaricati sulle ruote posteriore, che spingono la 1900 a 150 km/h in tutta sicurezza, , merito anche del reparto sospensioni curato dall'ingegnere Giuseppe Busso. Da questa prima versione ne seguirono alcune "speciali" come la Disco Volante, la Ghia (sviluppata con la consulenza di Carlo Abarth), la Sprint SS e la Coupè SS. La 1900 venne anche utilizzata come "volante" della Polizia guadagnandosi il nome Pantera per via del muso che ricordava quello del famoso felino. Ne furono prodotte circa 400 per la Polizia, con accortezze quali: doppio parabrezza antisfondamento, faro esterno orientabile, tettuccio apribile con feritoia posteriore che consentiva di sparare mantenendo la posizione eretta, motore blindato, gomme rinforzate, e ricevitore radio per rendere più agevoli le comunicazioni. Per quanto riguarda la versione Sprint, le più grandi differenze riguardano l'accorciamento del passo, le modifiche al reparto motore  che passa in prima fase a 100cv e poi a 115 cv con prestazioni notevolmente migliorate (180 km/h) e l'adozione di un nuovo cambio a 5 marce. Tra le versioni più importanti compare la Zagato , che metteva in mostra la sua aggressività senza nascondere le particolari soluzioni aereodinamiche. Tra le versioni normali e le edizioni particolari ne vennero prodotte 17243 dal 1950.












TO BE CONTINUED ......................