


Nel 1967 l'Alfa Romeo pensò di costruire una vettura completamente nuova in un edificio appositamente creato, ovvero lo stabilimento di Pomigliano D'Arco. I requisiti principali erano quelli di creare un'automobile piccola ed economica senza rinunciare all'abitabilità ma soprattutto ai tipici stilemi Alfa Romeo. Bisognava quindi creare una vettura con prestazioni e stile all'altezza del marchio e il compito venne affidato a Domenico Chirico. Sotto il cofano venne installato un 4 cilindri boxer da 63 cv, che essendo poco ingombrante poteva tenere bassa la linea a favore dell'aerodinamica. Sospensioni e freni erano in linea con lo stile e la tipologia della vettura, montava infatti 4 freni a disco, sospensioni anteriori McPherson, e ponte rigido al posteriore. Anche dal punto di vista estetico gli ingegneri Alfa si affidano inizialmente alla Sirp e poi all'Italdesign che sforna una fastback, che si rivela sportiva e giovanile senza sacrificare il confort interno. Entrò in produzione nel 1971 con il 4 cilindri da 63 cavalli che spingeva la vettura a 152 km/h. Subì quasi subito dei miglioramenti, tant'è che nel 1974 vengono creati due nuovi allestimenti e una versione Giardinetta. Nel 1975 invece venne montato un cambio completamente nuovo a 5 rapporti. Alla nascita venne afflitta da molti problemi strutturali, tra cui la corrosione legata ad alcuni processi produttivi errati. I problemi vennero risolti in fretta, ma l'immagine della vettura ne uscì completamente compromessa, anche se i test dell'epoca dimostrano che era più veloce, parca e confortevole rispetto alla concorrenza. Nel 1973 al modello standard si affianca l'edizione TI, distinguibile a prima vista per la carrozzeria a sole 2 porte. Un'altra differenza riguardava i cerchi in lega e l'adozione di molti optional gratuiti che prima non erano inseriti nell'allestimento base. Anche il motore si rinnova e grazie ad un nuovo carburatore a doppio corpo si raggiungono 68cv e 161 km/h di velocità massima. Nel 1977 la TI acquista un nuovo propulsore 1.3 da 76 cv che la spinge fino a 169 km/h. Nel 1976 alla gamma si aggiunge una versione Sprint, esteticamente più aggressiva e molto simile nello stile alla famosa Alfetta GT. Il propulsore è il nuovo 1.3 , che nel 1978 lascia il posto ad un 1351cc da circa 79cv decisamente più potente ma anche ad un nuovo 1.5 da 84cv e 170 km/h di velocità massima. La novità più importante riguarda però il trattamento Zincrometal che risolse definitivamente i problemi di corrosione. Nel 1976 venne anche inaugurato uno specifico campionato , il Trofeo Alfasud, che promuoveva l'immagine sportiva del marchio e del modello. Inizialmente le gare si disputavano solo in Italia ed Austria con numerose Alfasud 1,3 TI , con motore 1.3 portato a quota 126cv (grazie ad una specifica alimentazione), e assetto ad hoc per le piste, ma poi il trofeo venne esteso anche in Francia e Germania. La totale produzione di Alfasud conta 121.434 esemplari.
ALFETTA

Nel 1972 Grignano venne presentato il nuovo lavoro di Satta e Busso, l'Alfetta, che segna una svolta dal punto di vista meccanico per l'adozione della disposizione transaxale, ovvero motore anteriore, ma componenti della trasmissione al posteriore. Al posteriore venne usato un particolare ponte di De Dion che insieme al bilanciamento dei pesi ottimale consentiva all'Alfetta di avere una tenuta perfetta senza rinunce al confort. Anche il motore contribuisce al piacere di guida. Il 1779 infatti da 122cv porta la vettura a 180 km/h. Gli interni seppur moderni subiranno un miglioramento due anni dopo insieme alla potenza ridotta del motore e alle dimensioni dello scudetto maggiorate. L'Alfetta diventa un riferimento nella categoria, venne utilizzata anche dalle Forze dell'Ordine e fino al 1994 rimase in produzione. Ne vennero creati diversi esemplari tra cui la 1.6, la 2.0, la GT, la GTV, e la Gr.2 con telaio rivisto e potenza portata a 255-260cv.
75


Per celebrare i 75 anni del marchio e per creare una degna erede della Giulietta, nel 1985 nasce l' Alfa Romeo 75, ricordata per essere l'ultima Alfa a trazione posteriore fino al 2016 (Giulia vi dice nulla?). Il Centro Stile Alfa Romeo diretto da Ermanno Cressoni disegna da zero la carrozzeria della vettura, caratterizzata dalla linea a cuneo ed il profilo basso sottolineato dal fascione nero lungo la carrozzeria. Il cx (0,38) non è dei migliori , ma il frontale molto basso e pronunciato verso l'asfalto contribuisce a non penalizzare le prestazioni. La base meccanica di partenza è sempre il transaxale dell' Alfetta, mentre al lancio sono disponibili il 1.6 110cv, il 1.8 120cv, il 2.0 128cv e il 2.0 turbodiesel da 95cv. Ma il fiore all'occhiello degli ingegneri Alfa è il 2.5i V6 da 156cv e 205km/h che equipaggerà la Quadrifoglio Verde. Oltre ai miglioramenti meccanici ed estetici, la QV necessiterà anche di una modifica al cofano, allargato e alzato per ospitare il possente 6 cilindri. Con questo modello l'Alfa inizia un minuzioso controllo qualità per non commettere gli errori che avevano affetto alcune vetture negli anni precedenti. Introdotto anche uno dei primi trip computer con dettagliate informazioni su consumo istantaneo e medio, velocità media, orologio, cronometro , autonomia e termometro. Verranno nel corso degli anni prodotte numerose versioni come la 75 turbo, la Turbo Evoluzione, la Gr.A, la 3.0i V6 America, la 2.0i Twin Spark, ed una 75 sw che però non entrò mai in produzione. Prestazione, vastità di modelli in gamma, cura al dettaglio e piacere di guida ne decretarono l'enorme successo.
164


Per tutti gli alfisti e gli appassionati del marchio in generale questo periodo dell'Alfa Romeo non è sicuramente il più roseo. Se da punto di vista economico la cessione alla Fiat rappresentava un'enorme opportunità, dal punto di vista meccanico ed emozionale era un grande passo indietro. Alfa Romeo infatti rinunciò ad uno dei suoi segni più distintivi : la trazione posteriore. Nel 1987 viene presentata a Francoforte la 164, con trazione anteriore e pianale sviluppato con Lancia, Saab e Fiat. Thema, Croma e 9000 condividono infatti il pianale con la 164 anche se quest'ultima ha notevoli differenze estetiche e meccaniche che la distinguono dalle altre, merito anche di Pininfarina. L'idea di creare un'ammiraglia girava nei corridoi Alfa fin dal 1940, ora finalmente questa idea prendeva vita, e Alfa non si fece cogliere impreparata in quanto numerosi erano i prototipi perfettamente funzionanti. Le differenze con le "sorelle" si fanno notare dal punto di vista meccanico per il raffinato McPherson anteriore (cx 0,30 molto basso) e per le sospensioni posteriori a bracci trasversali. I propulsori principali sono : il 2.0i Twin Spark, il 3.0 V6, ed il 2.5 turbodiesel di produzione completamente italiana (VM di Cento). I motori benzina derivavano dalla 75 e potevano contare su 145 cv (210 km/h) e 188cv (230 km/h), l'unità turbodiesel si fermava a 114 cv e 195 km/h. Il design è sicuramente uno dei motivi di maggiore successo, in quanto la linea sportiva ed elegante allo stesso tempo accontenta un pò tutti, anche i più perplessi. Il tutto senza dimenticare le ragguardevoli prestazioni decisamente migliori delle dirette concorrenti. Il modello 3.0i V6 che equipaggiava la Quadrifoglio Verde era quanto di più potente ed elastico esistesse in circolazione, copriva lo 0-100 in appena 7'7 secondi, e raggiungeva i 230 km/h. Tra i difetti più evidenti però si ricordano delle brusche reazioni di coppia sul volante che rendevano la macchina in accelerazione particolarmente ruvida. Nel 1990 il V6 subisce un'ulteriore evoluzione. Venne infatti portato a 197cv e 237 km/h di velocità massima, ma questa volta anche la tenuta venne migliorata con raffinate sospensioni a regolazione elettronica. Oltre alle versioni già citate fece scalpore il modello realizzato per il campionato Pro Car, la 164 Pro car, simile in tutto e per tutto alla 164 normale ma con un motore V10 (derivato dalla Formula 1) e un telaio Brabham assemblato con una struttura di alluminio e carbonio. Il resto della vettura si divide in due gusci, uno per il cofano anteriore ed uno la parte posteriore (portiere posteriori incluse). A Balocco con al volante il collaudatore Giorgio Francia copre il chilometro in 17'5 secondi, con velocità massima di 340 km/h. Il 9 Settembre a Monza Riccardo Patrese in un giro dimostrativo tocco i 330 km/h. Nonostante l'ottima pubblicità il campionato fu un insuccesso per mancanza di iscritti. Dopo molti modelli e nuovi motori nel 1993 arrivò anche una 164 Q4 cioè a trazione integrale con il 3.0i V6 della QV portato a 232cv. 0-100 coperto in meno di 7 secondi e velocità massima superiore ai 240 km/h. Confort e prestazioni erano d'eccellenza, ma il prezzo proibitivo, con un listino a dir poco stratosferico, circa 82 milioni di lire.
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